Facebook il popolare social network di Palo Alto non smette di fare notizia.
Si è appena attenuata l’eco della notizia di un protocollo tra la nostra polizia di stato e Facebook per il miglioramento delle relazioni tra il social network e gli investigatori italiani che arrivano notizie in parte curiose ed in parte dubbie sulle politiche di “sospensione”, non si sa bene se a titolo definitivo, degli account di utenti.
Ed il mistero si infittisce, visto che la regolamentazione dell’accesso alla piattaforma, soprattutto per noi europei, continua a rimanere un mistero.
Nel recente passato oggetto di attenzione da parte dei “severi censori” del social network erano state pagine di esponenti politici, peraltro di tutti gli schieramenti senza distinzione di sorta, associazioni di cittadini quali ad esempio valigia blu, giornalisti di varie testate , scrittori, addirittura gruppi rock come gli scissor sisters, e sempre o quasi, la prassi prevede la sospensione della gestione della bacheca, in attesa di chissà quale segnale contrario o conferma, seguita nei casi ritenuti più gravi dalla cancellazione degli account.
In quasi tutti i casi riscontrati peraltro comune denominatore era rappresentato dall’assenza più totale di informazioni in merito alle procedure di ammissione o, di riammissione degli utenti o dei Gruppi.
In questi giorni a fare, se cosi si può dire, notizia sono alcuni casi singolari.
Il primo caso è stato portato all’attenzione della Rete da un nome che suonerà familiare solo a chi ha avuto a che fare con gli anni 70, si tratta di franco “Bifo” Berardi , tra i leader di quelli che negli anni di piombo venivano definiti gli indiani metropolitani.
Berardi, animatore della prima e più famosa radio libera degli anni 70, radio Alice segnala la chiusura di un pagina di discussione sui contenuti della riforma universitaria e della scuola, con più di diecimila iscritti e che non risulterebbe più accessibile da qualche giorno dagli amministratori.
Analoga sorte ha subito il gruppo che si riprometteva di scambiarsi baci “saffici” e gay davanti al Pontefice il 7 novembre in Spagna, con 12 mila iscritti e che sarebbe stato chiuso senza preavviso.
Però ad esempio rimarrebbe saldamente in linea, senza alcun problema etico evidentemente, un gruppo di Facebook inneggiante alla violenza della camorra con più di ventunomila iscritti e denominato “malavita napoletana”.
Su questo sito in particolare ci sarebbe anche una foto del Boss della Nuova Camorra Organizzata in carcere che esclama ” «Indietro non posso più tornare… il viaggio continua, ma a modo mio”
Poiché però Facebook è anche e soprattutto un fenomeno di costume sembra giusto terminare questa breve digressione con la chiusura che sarebbe stata operata dai gestori del sito di Palo Alto del Fan Club della Scrittrice Melissa Panariello, in arte Melissa P, nota alle cronache ed al pubblico per il feueilletton erotico-popolare “Melissa P: 100 colpi di spazzola”, rea a quanto sembra di aver avuto nell’ordine a) troppo fans b) e di aver posizionato un fotomontaggio in cui ritraeva sé stessa in pose religiosamente scorrette, ovvero con il volto simile a quella della Madonna.
Fulvio Sarzanawww.fulviosarzana.it
Studio Legale Roma Sarzana & Associati