Non otterranno probabilmente quello che è riuscito ad avere Max Mosley, l’ex presidente della Federazione internazionale dell’automobilismo, le cui immagini compromettenti dei festini bondage dovranno essere rimosse da Google in base alle decisioni della giustizia tedesca e francese.
Eppure quelli che hanno letto con curiosità e speranza la sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea che ha riconosciuto l’esistenza del diritto all’oblio nei confronti dei motori di ricerca, si mostrano molto interessati a conoscere i successivi sviluppi del provvedimento, che sembra aprire la strada a scenari del tutto inediti.
Al netto della bontà o meno del riconoscimento del diritto all’oblio, che può generare qualche dubbio sulla ricostruzione “storica” di una realtà dei fatti presente sulla rete, va detto che molti soggetti i quali non avevano la possibilità di far valere i propri diritti si sono riversati in massa a segnalare, richiedere, “implorare” la modifica delle informazioni personali presenti sul web, dopo che si era diffusa la notizia della sentenza.
La casistica di chi è interessato a cancellare le tracce del proprio passato è molto ampia in verità, e va dalla madre che vuole proteggere i propri figli dall’incontrollata diffusione di immagini riprese abusivamente dei propri figli e che proprio non riesce ad eliminarle dal web, al manager invischiato anni prima in un processo poi rivelatosi infondato, a chi ha avuto una relazione in passato con qualcuno che non rinuncia a fornire dettagli su una relazione oramai finita, sino a chi ha visto pubblicate le proprie informazioni nel contesto di un fatto di cronaca che non lo riguardava direttamente e che continua a perseguitarlo sulla rete.
E’ probabile che tutti questi soggetti avranno a che fare prima o poi con il Garante Privacy italiano, il quale per il momento ha sposato sul punto una linea attendista, pur cominciando a ricevere le prime lettere di rimozione.
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Fulvio Sarzanawww.fulviosarzana.it
Studio Legale Roma Sarzana & Associati