Domani 14 dicembre l’autorità giudiziaria britannica dovrebbe decidere se estradare Julian Assange in Svezia, e in ogni caso a prescindere da qualsiasi decisione, lo stesso fondatore di Wikileaks, che già si è opposto alla richiesta di consegna al paese Scadinavo, verrà ascoltato in merito.
Tecnicamente in realtà si dovrebbe parlare non di estradizione ma di consegna alle Autorità giudiziarie Svedesi in virtù dell’emissione da parte di quest’ultima di un mandato di arresto europeo ( anche conosciuto con l’acronimo MAE) che la Gran Bretagna ha eseguito sul proprio territorio.
Tutto indicherebbe, a partire dalla natura inderogabile del mandato di arresto spiccato dalla Svezia, che l’autorità giudiziaria inglese sia intenzionata a consegnare Assange, anche se non è del tutto scontato che questo avvenga.
Alcuni commentatori peraltro (nella fattispecie alcuni giuristi interpellati da Le Monde http://www.lemonde.fr/europe/article/2010/12/07/l-extradition-de-julian-assange-semble-inevitable_1450355_3214.html ) ritengono che l’estradizione sia inevitabile.
Il caso di “scuola” per quanto riguarda i reati informatici è quello di Gary Mckinnon Amministratore di sistema britannico che è stato accusato di intrusione illecita verso ben 97 server militari degli Stati Uniti e della NASA nel 2001 e nel 2002.
Nonostante le intrusioni fossero pacificamente avvenute, per ammissione dello stesso MCKinnon dal territorio Britannico, il 30 lugli 2009 la Camera dei Lord ha dato il via libera all’estradizione negli Stati Uniti di Gary McKinnon.
Ma vi sono stati casi nel passato nei quali l’autorità giudiziaria britannica ha negato la consegna.
Il caso di Danilo Restivo, presunto omicida di Elisa Claps, arrestato in Gran Bretagna, e a cui è stata rifiutata l’estradizione temporanea in Italia, dimostra che l’autorità giudiziaria inglese è sempre molto “gelosa” delle proprie prerogative e della propria autonomia, al punto di essere considerata a volte quasi “arrogante” nella difesa della propria indipendenza rispetto a richieste provenienti dall’estero.
L’Italia, va ricordato, aveva emesso lo stesso Mandato di arresto Europeo che pende ora sulla testa di Assange, ma per vicende ovviamente ben più gravi di quelle che oggi riguardano il fondatore di Wikileaks.
Ma allo stato attuale, diversamente dal caso Claps, non sembrano pendere procedimenti penali in gran Bretagna a carico di Assange che possano in qualche modo ritardarne la consegna.
Analogamente però al caso Restivo-Claps molto probabilmente Assange, nel caso dovesse essere consegnato alla Svezia, verrebbe processato prima nel paese Scandinavo per i due reati di natura sessuale che gli vengono contestati e solo in un secondo momento si potrà porre un problema di estradizione verso gli Stati Uniti.
Nonostante Autorevoli giuristi che si stanno occupando del caso negli Stati Uniti, appoggiati naturalmente dal Dipartimento di Stato, ritengano che, in virtù del Trattato Bilaterale in materia di estradizione Stati Uniti- Svezia, firmato negli anni ‘60 e confermato poi dal trattato di estradizione del 2003 tra Stati Uniti ed Unione Europea, Assange possa essere comunque “temporaneamente” estradato per essere sottoposto a processo negli Stati Uniti. http://www.youtube.com/watch?v=hIyeu6eRpTk
Ma le Autorità Politiche svedesi nel rispetto dell’autonomia della Magistratura, sembrano di essere di diverso avviso.
Nel caso poi in cui Assange dovesse essere condannato, dovrà scontare la relativa pena sempre in Svezia, per poi rischiare di essere estradato negli Stati Uniti in virtù della possibile incriminazione ai sensi dell’Espionnage act Statunitense o per altro tipo di reato, mentre se sarà assolto molto probabilmente verrà comunque estradato negli Stati Uniti, se nel frattempo questi ultimi avessero avanzato formale richiesta di estradizione, in virtù, come si diceva, del trattato di estradizione esistente tra Stati Uniti ed Unione europea dal 2003 ( che per inciso è stato recepito anche in Italia nel 2009).
E’ solo a questo punto che si potrà verificare se la Svezia sia in grado di ( o voglia) resistere alle pressioni diplomatiche e giudiziarie Statunitensi e considerare non idonee, ai sensi del proprio ordinamento interno e ai fini dell’estradizione, le accuse frattanto formulate dagli Stati Uniti, che hanno però tutto il tempo di formulare le imputazioni ritenute più efficaci per convincere la Svezia a consegnare Assange, ivi compresa l’imputazione di “terrorismo” che priverebbe probabilmente la Svezia del diritto di rifiutare l’estradizione in virtù della firma ad opera della stessa dei trattati internazionali contro il terrorismo.
Fulvio Sarzanawww.fulviosarzana.it
Studio Legale Roma Sarzana & Associati