Megaupload e Megavideo: Il Congresso degli USA esita sul diritto d’autore, l’FBI e il DOJ no.

Il salto di qualità nella nuova strategia di repressione delle violazioni sul diritto d’autore on line è ufficialmente iniziato.
L’FBI, in collaborazione con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha infatti chiuso i due siti di immagazzinamento di file dati, detti anche
cyber locker, arrestando il fondatore ed altri membri dello staff.
L’azione, spettacolare e “cruenta” allo stesso tempo costituisce senza dubbio uno step annunciato ma nondimeno importante nella lotta al diritto di espressione on line e segna uno spartiacque in un mondo che sino a qui aveva avuto delle remore a penalizzare modelli di business che non fossero espressione di una conclamata attività di pirateria.
Sino a qui gli unici a desiderare la fine di siti cosi popolari, e, dal modello di business considerato sin qui legale , erano state le Associzioni dei titolari del diritto d’autore che, disinteressandosi delle violazioni compiute dagli utenti, considerate poco efficaci, hanno puntato direttamente ai cyberlocker.
Sembrano lontanissimi i tempi delle norme repressive nei confronti degli utenti stile decreto Urbani, dalle stesse associazioni proposte, ma abbandonate in fretta e furia quando ci si è resi conto che non si potevano inseguire tutti gli utenti della rete che scaricavano musica e film.
Cosi come sembra lontano il tempo delle azioni civili e penali nei confronti di siti come piratebay, che a detta delle stesse Associazioni appare cosi volgarmente “pirata”, con la erre moscia.
No, il vero obiettivo, come dimostra l’azione statunitense è l’intermediario dal modello di business legale, che deve essere assoggettato a pena non perchè stia commettendo violazioni ma perchè in qualità di intermediario può agevolare la commissione di reati, che nell’indagine americana vanno dall’estorsione, all’associazione a delinquere al riciclaggio.
L’estorsione???
e che ci azzecca direbbe il Tonino nazionale, l’estorsione con un sito che fa immagazzinare files di grossa dimensione?
probabilmente non lo sapremo mai, o forse si, lo sapremo quando, come nel caso di Dominique Strauss Khan un azione spettacolare si è poi risolta in un bluff giudiziale, di cui l’unico a pagare le spese, ancorchè innocente è stato lo stesso strauss khan
Le Associazioni dei titolari dei diritti, che staranno ora festeggiando come l’imprenditore Piscicelli la notte del terremoto dell’Aquila, sono arrivate al punto di far redigere consulenze tecniche in processi civili e penali che, lungi dall’evidenziare la responsabilità dei “pesci piccoli” del diritto d’autore, puntavano direttamente a megaupload e megavideo e siti consimili.
Il chiodo fisso di queste entità è stato in questi ultimi due anni Megaupload, e ciò, nonostante una Corte Tedesca abbia recentemente affermato che megaupoload non può essere ritenuto, in qualità di intermediario che opera in maniera lecita, responsabile delle violazioni compiute dai singoli utenti.
Il messaggio che viene lanciato da questa operazione è chiaro e riflette le contraddizioni che in questi anni di mandato del Presidente Obama hanno circondato la politica di repressione del diritto d’autore in rete.
Gli Stati Uniti appoggiano i movimenti di libera espressione nei paesi in cui vige un regime dittatoriale ma non tollerano le violazioni del diritto d’autore che avvengono ovunque nel mondo e che minano gli interessi dell grandi Major, che controllano direttamente, attraverso alcuni posti chiave gli organi delegati alla repressione delle stesse violazioni.
Mai, come sotto la Presidenza Obama, considerato un vero democratico e un audace riformatore, la politica di repressione del diritto d’autore era giunta a penalizzare siti dal business considerato lecito in modo cosi invasivo e con metodi cosi spicci e indotti, cosi come mai le amministrazioni Usa si erano spinte ad aiutare direttamente i movimenti di piazza che usano internet come mezzo di democrazia.
Il caso Megaupload è solo l’inizio e possiamo essere certi che l’onda lunga di questa azione giungerà presto anche in Italia, sia nelle norme che l’AGCOM sta probabilmente preparando sul diritto d’autore sia nei diversi processi all’interno dei quali si dibatte sulla responsabilità degli intermediari che da oggi si sentiranno un pò meno protetti dalla fiaccola di libertà del gigante statunitense.

Fulvio Sarzana

www.fulviosarzana.it
Studio Legale Roma Sarzana & Associati
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