Gli Stati Uniti: no a misure che impongono la restrizione ai contenuti e all’accesso ad internet e alla creazione per via regolamentare di forme di responsabilità dei provider.

E’ la migliore  risposta ( anche se indiretta e non riferita in prima persona all’Italia)  degli Stati Uniti a chi aveva diffuso in Italia   informazioni sulla posizione “ufficiale” degli Stati Uniti stessi sulle misure di inibizione attraverso i provider dei cittadini Italiani attualmente allo studio da parte dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

 Sono passate meno di due settimane da quando veniva data notizia anche in Italia  del  Rapporto sul Copyright e i digital media stilato dall’Office of the United States Trade Representative (USTR) http://www.ustr.gov/about-us/press-office/reports-and-publications/2011/2011-special-301-report  che aveva fatto parlare di un appoggio degli Stati Uniti alle misure di restrizione all’accesso dei contenuti allo Studio in Italia dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

 In quel documento  c’era chi aveva sostenuto ( a proprio uso e consumo)  che per la prima volta l’Italia fosse stata inserita tra gli “Stati canaglia” dei violatori di copyright ( e non era vero visto che lo stesso “stanco documento” viene stilato oramai di routine ogni anno da dieci anni a questa parte)   paventando una “ posizione ufficiale”  di compiacimento dell’Amministrazione USA sulle misure inibitorie dell’accesso ai contenuti sulla rete attualmente allo studio dell’AGCOM.

 Oggi una risposta indiretta a chi pensava che l’orientamento ufficiale  della Casa Bianca fosse quello arriva da un documento ufficiale dell’Amministrazione OBAMA.

 La Casa Bianca ha in fatti diffuso ( a firma del Presidente Obama)  sul suo sito un documento denominato U.S. International Strategy fo Cyberspace, http://www.whitehouse.gov/sites/default/files/rss_viewer/international_strategy_for_cyberspace.pdf che contiene le linee guida dell’Amministrazione Obama nella regolamentazione degli aspetti internazionali del mondo della rete.

 Nel documento che contiene peraltro  anche alcune affermazioni che possono suonare  discutibili in ordine ai poteri dell’Amministrazione USA nel combattere attività illegali on line fuori dei propri confini, appaiono alcuni elementi da cui poter comprendere la reale  posizione dell’Amministrazione USA in ordine alla ai pericoli che una legislazione repressiva in materia di accesso ad internet possa comportare alla libertà dei cittadini.

 Il documento di trenta pagine dedicato alle strategie degli Stati Uniti sul Cyberspazio   utilizza una sola volta la parola copyright ( a fronte dell’ uso molto largo di concetti quali free speech, freedom of expression etc)  e non affronta né appoggia alcuna misura tecnica-organizzativa o giuridica a favore della repressione dello stesso copyright nel cyberspazio, dichiarando  invece espressamente che non bisogna introdurre per via regolamentare forme strumentali di responsabilità degli intermediari in grado di limitare la libertà di espressione.

 La parte più interessante è contenuta proprio in quelli che si considerano le priorità della repressione dei fenomeni criminali sulla rete, ovvero il cd “law enforcemnt”.

 la Casa Bianca afferma espressamente “ Criminal behavior in cyberspace should be met with effective law enforcement, not policies that restrict legitimate access to or content on the Internet”  e

 “Focus cybercrime laws on combating illegal activities, not restricting access to the Internet. ( ovvero combattere le attività illegali si, ma senza imporre misure di restrizione dei cittadini ad internet)  

 Quindi non solo non si fa riferimento alcuno nel documento  al “Copyright Enforcement,” tanto desiderato ultimamente da noi, ma si afferma espressamente che nel pensare  l’intero sistema di repressione delle attività criminali in rete ( tra le quali appunto non viene minimamente indicata la violazione di  copyright) gli Stati devono  assolutamente evitare di “limitare l’accesso ad internet e ai suoi contenuti  ” ovvero bisogna evitare ( diciamo noi ndr)  a tutti i costi di fare quello che l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni farà impedendo l’accesso ai cittadini italiani ai siti esteri attraverso l’inibizione a livello di IP o di DNS o con la rimozione selettiva dei contenuti di siti web.

 La Casa Bianca dimostra peraltro  di voler proteggere la proprietà intellettuale il cui concetto però   appare  molto diverso da quello che vorrebbero i fautori di una tutela indiscriminata del Copyright.

 Le attività criminali da reprimere, secondo l’Amministrazione USA, sono quelle legate al furto di proprietà intellettuale in un contesto di spionaggio industriale ovvero di spionaggio tra gli stati, ovvero quelle che permettono a soggetti terzi, siano essi Stati, compagnie straniere o malintenzionati di sfruttare illecitamente le conoscenze di terzi ( il furto di know how insomma, e qui appare evidente il riferimento implicito alle azioni di paesi quali la Cina ad esempio). 

 Nelle priorità degli Stati Uniti dunque rientra questo concetto di  “Protect intellectual property, including commercial trade secrets, from theft”, una cosa molto diversa dall’appoggio alle misure indiscriminate di repressione in grado di limitare la libera circolazione delle informazioni in rete .

 Ma la sorpresa più grande viene proprio dalla forte presa di posizione effettuata dalla Casa Bianca a tutela  degli internet service provider e dell’accesso ai cittadini della rete.

Si legge infatti nel documento “ The same protections must apply to Internet Service Providers and other providers of con­nectivity, who too often fall victim to legal regimes of intermediary liability that pass the role of censoring legitimate speech down to companies.

 The United States will be a tireless advocate of fundamental freedoms of speech and association through cyberspace; will work to empower civil society actors, human rights advocates, and journalists in their use of digital media; and will work to encourage governments to address real cyberspace threats, rather than impose upon companies responsibilities of inappropriately limiting either freedom of expression or the free flow of information.

 Ovvero:“ Gli Stati Uniti saranno  un infaticabile sostenitore delle libertà fondamentali di espressione e di associazione attraverso il cyberspazio, si adopereranno  per potenziare gli attori della società civile, difensori dei diritti umani e giornalisti nel loro utilizzo dei media digitali, e si adopereranno  per incoraggiare i governi ad affrontare le minacce reali del cyberspazio piuttosto che imporre impropriamente delle responsabilità alle imprese e limitare la libertà di espressione o il libero flusso delle informazioni”.

 Insomma il messaggio appare chiaro: gli Stati non devono imporre limitazioni all’accesso ad internet ai cittadini  con la scusa di voler proteggere altri interessi che niente hanno a che vedere con la libertà di espressione e di libera circolazione delle informazioni.

 L’AGCOM è avvertita.

Fulvio Sarzana

www.fulviosarzana.it
Studio Legale Roma Sarzana & Associati
Share Button