IL WI FI DIMEZZATO: Il Governo propone un decreto legislativo per l’installazione dei terminali degli utenti che contrasta con la proposta di liberalizzazione delle reti wireless. I retroscena.

 

Stefano Quintarelli  http://blog.quintarelli.it/  per primo, ripreso  poi da alcune testate http://punto-informatico.it/3044427/PI/News/internet-italia-burocrazia-non-finisce-mai.aspx ha notato che il 22 ottobre scorso tra i provvedimenti presi dal consiglio dei Ministri vi è la norma di recepimento della direttiva 2008/63/CE relativa alla concorrenza sui mercati delle apparecchiature terminali di telecomunicazioni. http://www.governo.it/Governo/Provvedimenti/dettaglio.asp?d=60477&pg=1%2C2123%2C4684%2C7132%2C8109&pg_c=2

 La direttiva adottata dalla Commissione al fine di rendere più effettiva la concorrenza negli apparati terminali di telecomunicazioni ha uno scopo preciso: quello di evitare che diritti speciali o di esclusiva da parte degli operatori ex monopolisti possano troncare sul nascere il mercato della vendita, commercializzazione, installazione  di terminali di telecomunicazione,  e serve ad impedire  agli ex concessionari pubblici di assumere una posizione monopolistica anche nel mercato della vendita di terminali e sulla loro installazione.

 In pratica si dice essenzialmente ai Paesi che ancora hanno concessionari monopolisti di pubblico servizio ( praticamente i  Paesi nuovi entranti del blocco ex socialista) nel settore delle telecomunicazioni “ Non fare favori all’ex monopolista riservandogli anche il mercato dei terminali di tlc e le relative installazioni, perché in Europa vige il principio della libera concorrenza delle merci e dei servizi, in pratica la concorrenza”

Giusto.

 In pratica era quello che accadeva quando in Italia c’era la SIP, quella che oggi è la Telecom e che aveva anche il monopolio dei terminali da installare a casa degli utenti e le relative installazioni.

 Una cosa insomma di vent’anni fa e che in Italia non aveva bisogno di essere recepita visto che la stessa Relazione al decreto legislativo    http://www.governo.it/backoffice/allegati/60477-6333.pdf ci dice “ Non si è reso necessario procedere al recepimento puntuale delle previsioni di cui all’articolo 2 della direttiva, atteso che l’ordinamento nazionale risulta già conforme alle prescrizioni comunitarie, non esistendo nell’ordinamento italiano diritti speciali o esclusivi riconducibili alla richiamata previsione della direttiva.”

 Infatti, non ci sono più da vent’anni i diritti esclusivi e non c’era alcun bisogno di questa norma né eravamo obbligati a recepirla visto che noi non abbiamo da più di vent’anni il concessionario di pubblico servizio di telefonia, come riconosce la stessa Relazione al decreto.

 E allora cosa ha fatto il Governo?

 Ha preso uno “striminzito” comma, contenuto nell’art 3 della Direttiva,  che si riferisce ad una Facoltà degli Stati Membri, e non ad un obbligo, che ci dice che  ( è facoltà dello Stato)   “esigere dagli operatori economici un’idonea qualificazione tecnica per l’allacciamento, l’installazione e la manutenzione di apparecchiature terminali, qualificazione accertata in base a criteri oggettivi non discriminatori e resi pubblici.” e che non c’entra niente con lo spirito della norma che serve solo a “traghettare” il mercato dei terminali e delle installazioni degli apparati a casa dell’utente da un sistema controllato dallo stato ad un sistema liberalizzato e ci ha “ficcato” un’altra cosa, completamente diversa.

 In pratica, su queste 10 righe, che  avulse dal generale contesto della Direttiva non  hanno significato, il Governo  ha costruito sopra un intero complesso normativo, riproponendo in chiave moderna ( ma nemmeno troppo)  una norma di vent’anni fa ovvero il DPR 314 del 1992 che prevede un iter burocratico complesso per gli installatori di apparati di telecomunicazioni agli utenti ( che all’epoca erano i telefoni) e pesanti sanzioni ( queste sì aggiornate al rialzo) e che è stata oggetto di una durissima lotta tra gli ISP, soprattutto i più piccoli e tra essi in special modo  i wifi provider e le rappresentanze degli Installatori autorizzati dal Ministero, combattuta spesso a colpi di lobbies e norme inserite e/o cassate all’ultimo minuto utile, come è accaduto peraltro anche ad un Governo fa che non approvò in corner la norma a causa della caduta repentina dello stesso Governo.

Una norma che è rimasta spesso inattuata, con grande rabbia di chi aveva speso soldi e tempo per ottenere le “agognate” autorizzazioni dal Ministero delle Comunicazioni e con estremo “dileggio” da parte degli ISP, che proprio non ci hanno mai pensato di chiamare un installatore autorizzato per mettere le loro reti e con in mezzo il Ministero che non ha mai saputo che pesci pigliare.

 Ora, va detto che  gli installatori potrebbero avere le loro giuste ragioni visto che appare difficile “liquidare” un’intera categoria di installatori, dopo averle fatto fare un iter complesso per ottenere un autorizzazione ministeriale, e si parla più o meno, stando ai dati di una delle sigle rappresentative della categoria,  di circa 1200 micro-piccole  aziende, ma anche di player ben più strutturati.

 Non si sa se a questo punto abbia pesato anche questa considerazione nella decisione governativa.

 Non si sa come andrà a finire, e, tuttavia è veramente curioso registrare che, mentre si presenta la liberalizzazione del WI FI con la mano destra, con la mano sinistra si ripropone l’obbligo per gli installatori di dotarsi di idonee autorizzazioni ( che costano)  a pena di pesanti sanzioni, sfavorendo di fatto coloro che dovrebbero installare proprio le reti wi fi.

Fulvio Sarzana

www.fulviosarzana.it
Studio Legale Roma Sarzana & Associati
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