Italianshare: Ancora sequestri di DNS e IP. I dettagli sconosciuti.

La notizia è nota.

I dettagli un pò meno.

Eccoli, allora.

L’operazione, come annunciato dalle indiscrezioni di Punto Informatico e http://www.torrentismi.it/indexing/34-italianshare-fine-del-cowboy-del-p2p.html ha portato alla comunicazione del decreto di sequestro preventivo da parte della Compagnia delle fiamme gialle di Agropoli ai provider italiani, ma il provvedimento proviene dal GIP presso il Tribunale di Vallo della Lucania.

I siti, dei quali si chiede l’inibizione sono in tutto 6, e non 7.

Il provvedimento affronta anche il tema dell’inibizione DNS ( o IP, allo stato non si comprende) da attuarsi tramite i provider italiani e non si limita semplicemente a disporre il sequestro preventivo dei siti web che sarebbero stati usati per commettere gli illeciti, come sembrava emergere dalle indiscrezioni pubblicate dai  primi commentatori , il che significa che si ripropone lo stesso problema emerso nel caso Moncler.

Non entro nel merito di determinati commenti relativi a quest’ultimo – vittorioso- caso, secondo i quali peraltro una vittoria dei provider dopo 15 anni di dichiarazioni di inammissibilità e di sequestri, spesso immotivati,  dei DNS e degli indirizzi IP equivarrebbe ad una sconfitta e  che dimostrano, a tutta evidenza una scarsissima conoscenza del diritto penale dell’informatica.

Va infatti ricordato che i provider a cui si richiede l’inibizione non sono indagati ma sono solo terzi rispetto a chi commette il reato.

Non si pone  quindi  alcun problema di responsabilità dell’intermediario ( il provider) , come se si trattasse di una responsabilità concorsuale per violazione delle regole civilistiche del diritto d’autore e come se vi fosse il pericolo che l’annullamento di un sequestro possa poi far emergere una loro figura di “controllori” della legalità.

Il caso Moncler ha dato ai provider la possibilità di impugnare senza avere alcuna conseguenza sulla propria  posizione processuale, dando loro in più un’arma per impugnare senza rischi tutte le volte che vogliono.

Gli utenti non sono  coinvolti e non subiscono alcun decremento da tutto ciò.

Tornando al caso Italianshare va detto che il sequestro in questo caso rischia di essere anomalo e di coinvolgere inr ealtà tutti i provider italiani.

Il decreto sembrerebbe infatti rivolgersi direttamente a tutti i provider italiani, con l’obbligo di inibire l’accesso ai cittadini italiani, anche per siti che potrebbero risiedere in Italia.

In base alle interviste infatti rilasciate dai protagonisti della vicenda sembrerebbe emergere che non tutti i siti incriminati siano all’estero.

Se cosi fosse sarebbe questo caso il primo caso in Italia di inibizione di DNS di provider di accesso per siti italiani ed il precedente  potrebbe aprire la strada a sequestri di massa ( attuati tramite l’inibizione del DNS o dell’indirizzo IP)  non per siti esteri come nel  caso Moncler ma per siti nostrani, con le conseguenze che è facile immaginare.

 

Fulvio Sarzana

www.fulviosarzana.it
Studio Legale Roma Sarzana & Associati
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