l’Unione Europea sottoscrive Acta ( Accordo anticontraffazione commerciale). Le conseguenze sulla rete.

L’Unione Europea ha sottoscritto oggi a Tokyo il trattato ACTA ( accordo anticontraffazione commerciale).
La palla passa ora al Parlamento Europeo per la ratifica che dovrebbe avvenire non prima di giugno.

Acta modifica profondamente i rapporti tra i titolari del diritto d’autore o di privativa industriale ( brevetti prima di tutto) e i soggetti che si ritiene stiano violando questi diritti e, sul rapporto che
L’accordo prevede infatti che, in barba alla disciplina in tema di privacy, da ultimo richiamata ieri dall’iniziativa europea in tema di tutela dei dati personali annunciata dalla Commissaria Reading, i titolari dei diritti possano ottenere dai provider i nominativi di chi sta violando i loro diritti, senza passare per l’Autorità giudiziaria.
La norma è stata fieramente avversata dalle organizzazioni dei diritti civili in tutto il mondo per gli impatti che lo stesso accordo può avere in campi distanti dal mondo della rete.

Acta consentirà cosi di ottenere da un Università Africana che sta studiando un vaccino contro l’AIDS il nominativo dei ricercatori che stanno lavorando alla creazione di un farmaco generico e di poterli quindi sottoporre a procedimento per violazione di brevetto.
In sostanza principio base di Acta è che gli intermediari non possano proteggere i nominativi di chi compie, a loro dire un’attività illecita, trasformando gli stessi intermediari in fonti di informazione privilegiata per perseguire eventuali violazioni.

Altro principio generalizzato di ACTA è la possibilità che i titolari dei diritti possano imporre agli intermediari di non utilizzare strumenti, di per sé assolutamente leciti, ma che siano in grado di eludere i sistemi di protezione dei diritti di proprietà intellettuale ( come ad esempio i DRM).
Una norma del genere è già presente in Italia, ma è circondata da rigide cautele e viene applicata solo su richiesta dell’Autorità giudiziaria.
Portando alle estreme conseguenze tutto ciò dovremmo immaginare che sistemi del tutto leciti quali i programmi di compressione MP3 possano essere strumenti atti a eludere la protezione dei titolari dei diritti perchè consentono la riproduzione audio-video di files non originali.
Se fosse stato in vigore Acta al momento dell’operazione megaupload inoltre i titolari dei diritti avrebbero potuto chiedere ai diversi provider in giro per il mondo i nominativi dei titolari dei cyberlocker megaupload e megavideo senza passare per l’Autorità giudiziaria, facendosi giustizia da sé.
Un po’ troppo no?

Fulvio Sarzana

www.fulviosarzana.it
Studio Legale Roma Sarzana & Associati
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