La scomparsa della minorenne pugliese e la sacra corona unita su Facebook:due casi opposti di sequestro di profilo su un social network

I recenti casi della minorenne scomparsa in puglia e la diffusione di un gioco sul web che si richiama all’organizzazione criminale pugliese della sacra corona unita , che apparentemente nulla hanno in comune sono invece legati da un minimo comune denominatore in materia di investigazione: la richiesta, nel primo caso a quanto sembra portata a termine, da parte della magistratura del decreto di oscuramento del profilo utilizzato sul social network ( nel caso della ragazza sembrerebbe che sul popolare social network facebook ve ne fossero addirittura tre).

In un caso ovviamente il decreto è stato emesso come forma di tutela della ragazza attualmente scomparsa nonché come elemento utile per la ricostruzione della personalità della stessa e di coloro che avrebbero potuto in qualche modo avere a che fare con lei, mentre nell’altro si ritiene, come annunciato dallo stesso procuratore della repubblica di Brindisi che sia necessario sequestrare il profilo del gioco su facebook qualora emergano fatti penalmente rilevanti.

Al di là degli elementi emozionali e dell’ovvia considerazione che sia necessario utilizzare tutti gli strumenti utili per poter rintracciare la ragazza nonché “stroncare” fenomeni di emulazione di feroci organizzazioni criminali, bisognerebbe chiedersi però se lo strumento dell’oscuramento del profilo di un soggetto specifico su facebook ( o su altro network) sia previsto espressamente dal nostro ordinamento e non possa andare in conflitto, in casi diversi da quelli citati, si intende, con gli aspetti più importanti della tutela della personalità sulla rete.

In effetti l’estensione “smisurata” che viene data allo strumento del sequestro preventivo, che verrebbe utilizzato anche in forma di tutela della persona offesa, impedendo però in omaggio ad una prassi investigativa ad esempio agli internauti che volessero testimoniare la propria solidarietà o vicinanza nei confronti della persona offesa lasciando magari un commosso messaggio sulla bacheca della stessa persona offesa, pone dei seri dubbi di costituzionalità della misura e di tutela della libertà di espressione dei netizen.

Lo stesso utilizzo dello strumento preventivo nel caso del gioco “parodiante” l’organizzazione criminale pugliese se appare certamente utile in caso emergano collegamenti con la criminalità organizzata non altrettanto può dirsi in riferimento ad un semplice gioco magari dal nome infelice e “stupidamente” emulativo che però non presenta profili penalmente rilevanti.

Bisognerebbe forse ricordarsi che sulla rete esistono centinaia di giochi di società che utilizzano termini, oramai divenuti di uso comune, quali mafia, ivi compresi alcune tra le applicazioni di maggior successo presenti su face book.

In alcuni casi bisognerebbe forse lasciare direttamente agli internauti la possibilità di “censurare” la scelta di dotare i giochi on line ( spesso utilizzato da soggetti molto giovani) di nomi tanto crudeli quanto sciocchi, come peraltro sembra avvenuto nel caso del gioco che si richiama alla Sacra Corona Unita, che sembrerebbe essere stato subissato dalle stesse critiche dei frequentatori dei giochi on line.

Share Button