L’Espresso oggi in edicola a pag 20 pubblica un mio intervento stringat suo sullo “stato” delle banche dati pubbliche. Qui di seguito inserisco, l’intero articolo.
L’imbarazzo non è cosa che attiene evidentemente alle nostre Pubbliche Amministrazioni.
Una summa di dichiarazioni del Ministro Brunetta, insieme all’analisi dei dati sulle pubbliche amministrazioni ad alcuni dei risultati ottenuti dal Ministero per l’innovazione dovrebbe farci riflettere sullo stato delle politiche sull’innovazione in Italia.
All’origine vi erano le dichiarazioni del Ministro per l’innovazione alla Commissione affari Costituzionali del 5 giugno del 2008 durante l’Audizione sulle linee programmatiche che il Ministro intendeva seguire nell’espletamento del suo mandato.
Il Ministro dichiara testualmente e la dichiarazione è riportata a pag 7 del documento stenografato della Camera “Probabilmente sono matto e penso di essere Napoleone. La statura e probabilmente l’intelligenza sono inferiori. Io ci provo.” http://www.camera.it/470?shadow_organo_parlamentare=1494&stenog=/_dati/leg16/lavori/stencomm/01/audiz2/2008/0605&pagina=s010
Non si comprende bene se quest’annuncio si riferisse allo stato di attuazione della politica digitale in Italia o il riferimento fosse a quello che appare essere la Waterloo delle nostre pubbliche amministrazioni in fatto di digitalizzazione.
Fatto sta che il 15 novembre scorso il Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta ha aperto e presieduto a Venezia la riunione a livello ministeriale del Comitato Public Governance dell’Ocse sul tema: “Towards Recovery and Partnership with Citizens: the Call for Innovative and Open Government” e fra gli altri risultati annunciati ha anche detto espressamente “http://www.innovazionepa.gov.it/TestoPDF.aspx?d=21436
“Abbiamo programmato e progressivamente realizzato la totale accessibilità a tutte le informazioni concernenti l’amministrazione pubblica.”
Un rapido giro sui siti legati al Ministero per l’innovazione ci fa scoprire l’amara verità.
Sul sito ufficiale indicepa, www.indicepa.it ad esempio il sito ufficiale che elenca le nostre pubbliche amministrazioni previsto dal codice della pubblica amministrazione digitale e tenuto dall’ente alle dipendenze del ministero per l’innovazione, ovvero il DigitPa ( ex CNIPA), il Presidente della Regione Lazio appare a tutt’oggi essere Piero Marrazzo che qui viene peraltro chiamato Pietro ( mentre come è noto il Presidente della Regione Lazio è Renata Polverini).
http://www.indicepa.it/dettaglio.php?base=r_lazio&vType=cont
I cittadini digitali potranno forse provare a scrivere a lui, non si comprende peraltro a quale indirizzo, per avere notizie sullo stato di applicazione della normativa in tema di posta certificata, mentre i cittadini o le istituzioni straniere che si recano sul sito ufficiale avranno presumibilmente un bel da fare per reperire i giusti nominativi.
Ma niente paura perché il Presidente della Regione Calabria, sempre secondo il sito ufficiale tenuto dal ministero, è ancora Agazio Loiero ( mentre come è noto è Giuseppe Scopelliti)
http://www.indicepa.it/dettaglio.php?base=regcal&vType=cont
Secondo lo stesso sito la Regione Campania, avrebbe un Governatore, non viene infatti indicato alcun nominativo al riguardo, anzi si, nel riquadro apposito viene indicato il nome di un Cancelliere M. C..
http://www.indicepa.it/dettaglio.php?base=r_campan&vType=cont
Si vede forse che il Governatore Stefano Caldoro non è molto amato dalle sue parti.
Nelle pagine del Sito dedicata alle note legali poi appare che la titolarità dello stesso sito appartiene al Centro Tecnico della Presidenza del Consiglio dei Ministri, un Organismo che non esiste più da almeno 5 anni.
http://www.indicepa.it/popup/notelegali.htm
Altre sconcertanti verità ci appaiono navigando nei siti pubblici.
Cominciamo dall’obbligo per le nostre pubbliche amministrazioni di dotarsi di una casella di posta certificata.
E’ passato quasi un anno e mezzo dalla scadenza del termine previsto dalla legge perché le pubbliche amministrazioni italiane si dotassero della tanto agognata ( dal cittadino) casella di posta certificata, a secondo quanto previsto dall’art 34 della legge 69 del 2009.
La norma prevedeva che «Entro il 30 giugno 2009, le amministrazioni pubbliche che già dispongono di propri siti sono tenute a pubblicare nella pagina iniziale del loro sito un indirizzo di posta elettronica certificata a cui il cittadino possa rivolgersi per qualsiasi richiesta ai sensi del presente codice. Le amministrazioni devono altresì assicurare un servizio che renda noti al pubblico i tempi di risposta, le modalità di lavorazione delle pratiche e i servizi disponibili”.
Ed Inoltre “Entro il 31 dicembre 2009 le amministrazioni pubbliche che già dispongono di propri siti devono pubblicare il registro dei processi automatizzati rivolti al pubblico. Tali processi devono essere dotati di appositi strumenti per la verifica a distanza da parte del cittadino dell’avanzamento delle pratiche».
Le stesse amministrazioni pubbliche sono poi tenute a comunicare l’elenco delle Pec al DigitPA (ex CNIPA), l’ente pubblico non economico, come si diceva, che opera per conto del Ministero diretto da Renato Brunetta.
Queste norme hanno prodotto risultati nel mare magnum delle nostre amministrazioni pubbliche?
Per verificare i progressi annunciati dal Ministro nello speech di Venezia e lo stato di attuazione della normativa basta andare sul sito governativo che raccoglie gli indirizzi di posta elettronica certificata delle nostre amministrazioni pubbliche, ovvero http://www.paginepecpa.gov.it/ e si scoprono notizie interessanti.
Si viene cosi a sapere che di 20 regioni italiane solo 13 avrebbero adottato un “simulacro” di posta elettronica certificata mentre per l’attuazione del registro per i processi di avanzamento delle pratiche e per il controllo che il cittadino deve poter esercitare secondo quanto previsto dalla legge si dovrà forse attendere l’inizio del prossimo secolo.
Per dirla tutta il Lazio, la regione dei ministeri, insomma del potere centrale, stando a quanto appare dal sito ufficiale degli indirizzi di posta certificata del Governo non solo non avrebbe reso noto sul proprio sito alcuna casella di posta certificata, ma stando a quanto appare dai siti governativi dedicati è del tutto sfornita di caselle di posta elettronica certificata.
Nemmeno uno.
Mentre ad esempio l’Arma dei Carabinieri dispone di 6179 indirizzi di posta elettronica certificata e la Guardia di finanza risulta intestataria di 1051 indirizzi di posta elettronica certificata.
La Regione Lazio peraltro appare in buona compagnia con regioni anch’esse molto importanti quali la Sicilia, anche in questo caso non vengono indicati in alcun modo indirizzi di posta certificata.
Insomma altro che “piena accessibilità” delle informazioni delle Pubbliche amministrazioni e richiami alla figura del Grande Corso, la nostra pubblica amministrazione in fatto di innovazione sembra essere rimasta all’epoca Napoleonica, nonostante le dichiarazioni del Ministro Brunetta.
Fulvio Sarzanawww.fulviosarzana.it
Studio Legale Roma Sarzana & Associati