Secondo il Ministero dell’interno la videosorveglianza nelle città determinerebbe un affievolimento delle garanzie dei cittadini che non devono essere più informati dell’installazione delle telecamere.
E’ quanto emergerebbe da un Circolare inviata ai Prefetti e ai Comandi generali delle forze di polizia, dal Capo della Polizia, Prefetto Manganelli il 6 agosto 2010. http://portale.anci.it/Contenuti/Allegati/circolare%208%20agosto%202010.pdf
Qualche tempo fa mi espressi sul tema della videosorveglianza nelle nostre città, equiparando le nuove norme contenute nel decreto sicurezza del 2009 in tema di videosorveglianza ad una riedizione in veste aggiornata della Legge Reale, ovvero delle norme del 1975 sull’emergenza contro il terrorismo che prevedevano, come è noto, alcuni principi “emergenziali” , tra i quali : il diritto delle forze dell’ordine a fare uso delle armi, estendendolo ai casi di ordine pubblico, ed estendeva il ricorso alla custodia preventiva, normando anche l’uso del casco e di altri elementi potenzialmente atti a non rendere riconoscibili i cittadini in occasioni di manifestazioni di piazza. http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_Reale.
In particolare avevo rilevato come “Le nuove norme sulla sicurezza urbana contenute nel decreto sicurezza del 2009, consentono infatti al sindaco di utilizzare ampiamente la videosorveglianza in luoghi pubblici o aperti al pubblico in funzione di prevenzione e di sicurezza dell’ordine pubblico ed il Garante privacy nel provvedimento che andrà ad approvare non ha potuto fare altro che prenderne atto. In particolare il nuovo provvedimento del Garante Privacy prevede che i Comuni, previa verifica preliminare del Garante, potranno utilizzare strumenti di controllo automatico dei comportamenti sospetti e ciò in occasione di “(es. assembramenti o allontanamento improvviso di persone da un determinato punto, ingresso di soggetti in determinate aree, abbandono di un oggetto in uno spazio predefinito, permanenza in un luogo per un certo periodo di tempo ecc.)”; Quindi i Comuni ( e non solo le forze dell’ordine a questo punto) potranno “piazzare” strumenti di rilevazione dei comportamenti degli individui durante le manifestazioni di piazza per osservare il comportamento dei singoli, a prescindere dalla commissione di un qualunque reato.”
La giornalista Anna Masera, autorevole editorialista del quotidiano “La Stampa”, mi fece la cortesia di ospitare le mie “preoccupazioni” all’interno del suo seguitissimo Blog”. http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=2&ID_articolo=952&ID_sezione=3&sezione
A distanza di quasi 11 mesi da quel giorno devo purtroppo constatare di essere stato buon ( o cattivo a seconda dei punti di vista) profeta. Come si diceva il Ministero dell’interno, Dipartimento Pubblica Sicurezza, nella circolare, ripresa poi da una serie di circolari inviate dai prefetti ai diversi uffici di polizia dislocati sul territorio, citando i poteri dei sindaci e il nuovo provvedimento del garante, ha affermato che “ in materia di sicurezza urbana”, l’apposizione delle apparecchiature di videosorveglianza è soggetto all’art 53 del Codice sulla protezione dei dati personali ( quello che prevede i trattamenti dei dati operati dalle forze di polizia in occasione delle indagini senza la comunicazione dell’informativa al cittadino) e “relativo affievolimento di alcuni principi di garanzia, quali in particolare, quello dell’informativa di cui all’art 13 del cennato Codice”.
Nella circolare infatti si equipara l’ accertamento e la repressione dei reati operati dalla polizia giudiziaria alla “sicurezza” urbana, la cui cura è stata affidata direttamente ai Sindaci dai decreti sicurezza del 2008 e del 2009.
Secondo questa interpretazione quindi nelle nostre città non opererebbe più, in caso di dubbi sulla sicurezza urbana espressi dal Sindaco, il diritto del cittadino ad essere informato sulla presenza di apparecchiature di videosorveglianza, dovendo lo stesso vedere “ affievoliti alcuni principi di garanzia” tra i quali evidentemente devono ricomprendersi il nostro diritto alla riservatezza.
Si apre dunque la strada alla videosorveglianza di interi quartieri delle nostre città, senza alcuna informazione al cittadino della presenza delle telecamere, in omaggio ad un concetto di sicurezza delle nostre città sempre più orientato alla ricerca e “scoperta” di reati che, grazie a Dio, almeno stando alla normale vita di molti cittadini normali l’individuo nel corso della propria giornata in giro per le città italiane non compie. Nel frattempo il Garante Privacy citato anche nella Circolare, avrebbe emanato delle linee guida in materia di videosorveglianza urbana in collaborazione con l’ANCI ( L’associazione dei Comuni d’Italia) che avrebbero dovuto anche , si pensa, prevenire questa “singolare” interpretazione della norma sulla riservatezza dei cittadini e che però sono state annunciate dal Garante e dall’ANCI, ma non appaiono ancora disponibili in rete. http://www.garanteprivacy.it/garante/doc.jsp?ID=1765004
Fulvio Sarzanawww.fulviosarzana.it
Studio Legale Roma Sarzana & Associati